venerdì 28 novembre 2014

Poesia, in parole e note

In "Vivavoce", il nuovo album doppio di Francesco De Gregori che contiene ventotto sue canzoni rivisitate, e rese se possibile ancora più intense, c'è questa splendida versione de "La donna cannone" - gli archi scritti e diretti da Nicola Piovani. Poesia, in parole e note.



Francesco De Gregori - "La donna cannone" (da "Vivavoce", 2014)

mercoledì 26 novembre 2014

lunedì 24 novembre 2014

Tre sentieri per il lago


Ingeborg Bachmann - Tre sentieri per il lago (1972)



Cinque racconti - pubblicati nel 1972, anno precedente la scomparsa prematura dell’autrice - con altrettante donne per protagoniste. Tratteggiandole con grande classe, Ingeborg Bachmann ne evidenzia soprattutto le debolezze: l’incapacità di vivere pienamente, o almeno con sufficiente coerenza e padronanza di sé. Ho trovato più convincenti i primi quattro racconti, ben calibrati nell’ambito della loro estensione classica, meno il quinto - che dà il nome alla raccolta -, lungo cento pagine e più disomogeneo.

venerdì 21 novembre 2014

Questione di tempo

Oh, se fosse dato all'uomo di conoscere la fine di questo giorno che incombe! Ma basta solo che il giorno trascorra e la sua fine è nota.

William Shakespeare

Da: Giulio Cesare (1599)

mercoledì 19 novembre 2014

L'originale... meravigliosa

Mi ronzava in testa ogni tanto, ma non ne ricordavo l'origine... Eccola: "In a Broken Dream" è una canzone del gruppo australiano "Python Lee Jackson" (autore uno di loro, David Bentley), che invitò a cantarla Rod Stewart: registrata nel 1969, fu rilasciata dapprima nel 1970, ma acquistò notorietà soprattutto dopo un nuovo e più deciso rilancio nel 1972. Stewart la ripropose poi in una versione più raffinata con David Gilmour alla chitarra e John Paul Jones al basso, nel 1992. Ma questa è l'originale... meravigliosa.
 


Python Lee Jackson con Rod Stewart - "In a Broken Dream" (1970)

martedì 18 novembre 2014

Roth (2014) su Portnoy (1969)

Rileggendo il Lamento di Portnoy a quarantacinque anni di distanza sono rimasto scioccato e compiaciuto: scioccato di essere stato così sconsiderato e compiaciuto di essere stato così sconsiderato. Di certo mentre scrivevo il libro non mi rendevo conto che di lì in avanti non mi sarei più liberato di questo paziente psicanalitico che chiamavo Alexander Portnoy, che stavo per barattare la mia identità con la sua e che tante persone avrebbero identificato la sua personalità e tutto il suo armamentario con i miei, e i miei rapporti con persone conosciute e sconosciute sarebbero cambiati di conseguenza.
Il lamento di Portnoy è stato il quarto dei trentuno libri che ho scritto. Quando lo scrissi, l’unica libertà che stavo cercando era liberarmi dallo scrittore che avevo cominciato a essere nei miei primi tre libri. Non ricercavo una catarsi come nevrotico o come figlio, come qualcuno ha ipotizzato, semmai di emanciparmi dagli approcci tradizionali alla narrazione. Mentre il protagonista si sforza di sfuggire alla propria coscienza morale, io cercavo di liberarmi da una coscienza letteraria che era stata costruita dalle mie letture, dalla mia scolarizzazione e dalla mia pignoleria, da una percezione convenzionale del galateo della prosa. Insofferente alle virtù della progressione logica, volevo rinnegare lo sviluppo coerente e ordinato di un mondo immaginato e avanzare alla rinfusa e freneticamente, come procede idealmente il classico paziente dell’analista fra gli spasimi della libera associazione.
Ho ritratto un uomo che è il ricettacolo di ogni pensiero inaccettabile, un uomo di trentatré anni posseduto da sensazioni pericolose, opinioni sgradevoli, rancori feroci e sentimenti sinistri, e naturalmente perseguitato dalla presenza implacabile della lussuria. Insomma, ho scritto di quella parte di asocializzato che è dentro quasi tutti noi, e che ognuno affronta con vari gradi di successo. Qui captiamo Portnoy intento allo sforzo estemporaneo del paziente psicanalitico di gestire (o malgestire) il proprio disordine.
Portnoy abbonda di ira quanto di lussuria. Chi non è così? Qual è la parola chiave dell’incipit dell’Iliade? L’ira. Così comincia l’intera letteratura europea: cantando l’ira virile di Achille. Uno scrive un libro repellente (e il Lamento di Portnoy da molti è stato visto unicamente in questa veste) non per essere repellente, ma per rappresentare il repellente, per diffondere il repellente, per svelarlo, per mostrare che aspetto ha e cos’è. Cechov diceva saggiamente che il compito dello scrittore non è risolvere i problemi, ma presentare il problema in modo appropriato.
Dal momento che la regola di base freudiana è che nulla, in una storia personale, è troppo insignificante o volgare per parlarne, e nulla, allo stesso modo, è troppo mostruoso o troppo grande per parlarne, la sessione psicanalitica offriva il vascello appropriato per contenere tutto. L’ufficio dell’analista, l’ambientazione del libro, è quel posto dove non si deve censurare nulla. La regola è che non c’è nessuna regola, e questa è stata la regola che ho seguito per tratteggiare la derisione satirica di un figlio della propria famiglia ebrea, dove l’oggetto più comico della derisione si rivela essere proprio il figlio che la deride. L’aggressività sgraziata della satira, combinata all’iperrealismo della satira — il ritratto che rasenta la caricatura, l’appetito comico per l’inconsueto — ovviamente non sono piaciute a tutti. Io, d’altra parte, sulle ali della gaiezza sono volato lontano dai miei primi tre, rispettabili libri.
La grottesca concezione che ha Portnoy della propria vita era molto influenzata da regolamenti, inibizioni e tabù che non hanno più alcuna presa sulla gioventù eroticamente affrancata dei nostri giorni, nemmeno nel più sperduto paesucolo degli Stati Uniti. Ma in un’adolescenza americana degli anni Quaranta — un lungo mezzo secolo prima che la pornografia in Rete fosse anche soltanto un sogno — queste costrizioni predominavano, nell’angusto contesto in cui Portnoy, tra mille inquietudini, stava diventando grande. Grazie alla drastica alterazione della prospettiva morale negli ultimi quarantacinque anni, le notizie sessuali così apparentemente calamitose quando Portnoy strombazzò per la prima volta all’analista la sua storia fallica, nel 1969, ormai sono state disintossicate. Sotto questo aspetto, il mio libro sregolato ormai è datato quanto La lettera scarlatta o il suo compagno di scuderia di fine anni Sessanta, Coppie di John Updike, un altro romanzo genitalico che all’epoca scioccò ancora a sufficienza da mettere in discussione certezze sociali già vacillanti sui confini dell’eros e le prerogative della lussuria.
Alexander Portnoy, riposa in pace.
- PHILIP ROTH

(Da: la Repubblica 17.11.2014, che riprendeva dal NYT)

lunedì 17 novembre 2014

Una sterminata domenica


Claudio Giunta - Una sterminata domenica (2013)



Riflette, l’autore, dotto e brillante,
sul Bel Paese di ieri e di oggi,
ora partendo da un Ugo Fantozzi
e ora invece da un Luciano Moggi:
la domenica, dice, qui non termina mai,
è una festa continua… in un mare di guai.

venerdì 14 novembre 2014

La cometa

 
Disse uno:
"Dieci lunghi anni...
e siamo arrivati sulla cometa!"
 
"Pensare che tra una quarantina di giorni...
arriva lei da noi, come d'abitudine", chiosò l'altro.
    
   

giovedì 13 novembre 2014

I potenti BSC!


Rieccoli qui:
i potenti BSC!
  
 

Black Stone Cherry - "Remember Me" (da "Magic Mountain", 2014)

martedì 11 novembre 2014

Mi piacciono loro!


Il video non è granché,
mentre invece... mi piacciono loro!
 
  

Marta sui Tubi - "A modo mio" (da "Salva Gente", 2014)

lunedì 10 novembre 2014

Cartongesso


Francesco Maino - Cartongesso (2014)



Michele Tessari, trentasette anni (nel 2009), vive a Insaponata di Piave nel “Venetorientale” (“Cisalpinia”, Italia) e fa l’avvocato “di casi disperati”. “Cartongesso” è il suo “urlo accanito”, il suo “delirio matto” - per usare le parole dell’autore nella nota in calce: è la denuncia del piccolo mondo marcio che gli sta intorno, dominato dalla “classe dirigente più ignorante, bifolca, analfabeta e scaltra e, nel contempo, più affamata d’Europa”, imbruttito dalla cementificazione e cartongessatura - il suolo da tempo finito -, destabilizzato dalla disintegrazione sociale, tra arricchiti negli anni buoni che ostentano e giovani ricchi che pure ostentano ma a volte tremano, tra sempre poveri che sempre soffrono e poveri nuovi, immigrati da est e da sud, che arrancano, faticando o trafficando.
Con acredine particolare, perché li conosce e disprezza da vicino, Michele Tessari denuncia gli avvocati spregiudicati, tutti “raggiro e cravatta”, “topi togati che giocano con la pelle della gente”, sempre a rosicchiare dove possono, più che possono.
E poi però non manca, Michele Tessari, di denunciare anche se stesso, il suo disadattamento, la sua crescita difettosa e incompleta che ne ha fatto “un ometto contorto” con “una visione paurosa” del mondo che lo circonda, e dunque “un intruso”.
In un finalino privo di dettagli, quasi di sfuggita, l’autore informa che Michele Tessari, “irrimediabilmente segnato da un destino sinistro, quello dei pazzi”, muore il 6.12.2009: agevolando il suo distacco, vien da credere.
Con “Cartongesso”, esordio roboante, Francesco Maino scuote il panorama letterario nostrano con un’opera forte e diversa: con echi di Bernhard - perfino -, di certe sue pagine cariche di ossessioni e delle sue bordate contro gli elementi che giudicava più deteriori e insopportabili dell’Austria, il paese natale.

venerdì 7 novembre 2014

Neil può farlo


Con tanto di orchestra e coro?
 Ma sì, Neil può farlo.

 

Neil Young - "Who's Gonna Stand Up" (da "Storytone", 2014)

giovedì 6 novembre 2014

Brittany, padrona della sua vita

Ventinove anni, un tumore maligno al cervello riscontrato dieci mesi fa e ormai incurabile, ha deciso di morire sabato 1 novembre, adeguatamente assistita: questo è un pensiero per lei, Brittany Maynard, che ha voluto essere fino all'ultimo padrona della sua vita.

 

mercoledì 5 novembre 2014

L'Italia degli altri


Mario Fortunato - L'Italia degli altri (2013)



In tre piacevoli narrazioni suggerite da esperienze personali e ambientate rispettivamente nel Sud- Nord- e Centro Italia, l’autore propone una serie di interessanti considerazioni sul Bel Paese fatte da artisti stranieri, per gran parte letterati, del passato e del presente. Domina l’ammirazione per il paesaggio e per l’arte, ma non mancano le critiche verso i responsabili delle deturpazioni del paesaggio stesso nonché della carente preservazione e valorizzazione del patrimonio artistico (o di una sua parte significativa, almeno): tanto che Henry James, ad esempio, grande innamorato in particolare di Firenze, proponeva per la città una sorta di tutela internazionale… Tra i problemi dell’Italia, di ieri e di oggi, uno rimane prioritario: gli italiani.

lunedì 3 novembre 2014

Nostalgia di Annie

Annie Lennox - alle soglie dei sessant'anni, che farà il giorno di Natale prossimo - si ripropone elegantemente con un album di grandi classici: il titolo è... "Nostalgia".

 

Annie Lennox - "Summertime" (da "Nostalgia", 2014)