Guido Morselli - Dissipatio H.G. (1977)
In questo notevole romanzo filosofico-ambientalista il narratore è "l'ultimo degli uomini", i suoi simili sono evaporati improvvisamente - come in "Dissipatio Humani Generis" del filosofo Giamblico: faccenda seria e importante... ma non certo la fine di tutto.
"Uno degli scherzi dell'antropocentrismo: descrivere la fine della specie come implicante la morte della natura vegetale e animale, la fine stessa della Terra. La caduta dei cieli. Non esiste escatologia che non consideri la permanenza dell'uomo come essenziale alla permanenza delle cose. Si ammette che le cose possano cominciare prima, non che possano finire dopo di noi. Il vecchio Montaigne, sedicente agnostico, si schierava coi dogmatici, coi teologi: “Ainsi fera la mort de toutes choses notre mort”. Andiamo, sapienti e presuntuosi, vi date troppa importanza. Il mondo non è mai stato così vivo, come oggi che una razza di bipedi ha smesso di frequentarlo. Non è mai stato così pulito, allegro."
Ecco, il romanzo è ricco di riflessioni escatologiche - "sui destini ultimi dell'uomo" -, ma pure di pensiero e monito ambientalista, con Morselli che - nel 1973 - all'ultimo uomo sulla terra fa dire, amaramente: "Non ci sono più fumi nell'aria, a terra non ci sono più puzzi e frastuoni. O genti, volevate lottare contro l'inquinamento? Semplice: bastava eliminare la razza inquinante."
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