Essere immortale è cosa da poco: tranne l'uomo, tutte le creature lo sono, giacché ignorano la morte; la cosa divina, terribile, incomprensibile, è sapersi immortali. Ho osservato che, nonostante le religioni, tale convinzione è rarissima. Israeliti, cristiani e musulmani professano l'immortalità, ma la venerazione che tributano al primo secolo prova ch'essi credono solo in esso, e infatti destinano tutti gli altri, in numero infinito, a premiarlo o a punirlo. Più ragionevole mi sembra la ruota di certe religioni dell'Indostan; in tale ruota, che non ha principio né fine, ogni vita è effetto dell'anteriore e genera la seguente, ma nessuna determina l'insieme...
Da: Jorge Luis Borges - L'immortale (in: L'Aleph, 1949)
(Trad. Francesco Tentori Montalto)
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