Kazuo Ishiguro - Gli inconsolabili / The Unconsoled (1995)
Si intitola “Gli inconsolabili”, non ho capito bene perché: alcuni personaggi del romanzo, dibattuti e sofferenti, confidano invano nei confortanti effetti dell’amore e dell’arte: forse il riferimento è questo. Un titolo come “Il sogno del signor Ryder” sarebbe stato senz’altro più esplicito, almeno relativamente alla struttura: perché quel che Ishiguro racconta, intrattenendo il lettore per oltre 550 pagine - forse un po’ troppe… - , è appunto un sogno, con i suoi elementi credibili e le sue incredibili incongruenze. La storia c’è, strampalata com’è giusto, e affascinante anche per questo; ma quel che colpisce maggiormente è la capacità affabulatoria di Ishiguro: che sa tenere avvinto il lettore, e così a lungo, pur nell’aleatorietà più totale di personaggi, situazioni, tematiche, e nella sostanziale assenza dei messaggi che chi legge prima o poi si aspetta di cogliere. Opera inutile, allora? Forse. Ma il piacere della lettura, a volte, è anche fine a se stesso. Di Fielding, l’autore di “Tom Jones”, Kundera ha scritto: “Voleva incantare i suoi lettori non già con l’illusione della realtà, ma con il sortilegio dell’affabulazione, delle osservazioni inaspettate, delle situazioni sorprendenti”. Ecco, credo che questo - solo questo - sia stato l’intento di Ishiguro, sostanzialmente realizzato.
(Agli amici... pazienti e resi consapevoli... lo consiglio.)
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