Paolo Rumiz - Il filo infinito (2019)
In un “viaggio alle radici dell'Europa” – sottotitolo del libro – Rumiz visita una serie di monasteri benedettini, collegati tra loro nello spazio e nel tempo da un filo infinito. Ricorda che “il primo comandamento di Benedetto era/è quella cosa ovvia eppur dimenticata che si chiama ascolto, ascolto paziente dell'Altro, dell'essere umano e della sua voce, e di conseguenza ospitalità, un comandamento che in troppi oggi ignorano”. San Benedetto è patrono d'Europa e – osserva Rumiz – “se l'Unione europea imitasse un po' il santo che ha scelto di darsi, forse le cose andrebbero meglio: in ogni monastero la Regola impone all'abate di ascoltare tutti prima di prendere qualsiasi decisione, un regime assembleare perfetto nel segno dell'anticentralismo”. Come pure – ricorda l'autore – “il primo parlamento sovranazionale europeo l'hanno voluto i benedettini già nel 1115, un secolo prima della Magna Charta Libertatum”. Alle spinte disgreganti, l'Europa deve rispondere richiamandosi ai suoi elementi fondativi, primi fra tutti la compassione e la solidarietà, affermatisi sulla barbarie anche e soprattutto "in quei formidabili bastioni di resistenza alla dissoluzione che furono le abbazie". Rumiz esorta all'impegno: “Non possiamo permettere che il nostro mondo si sottometta ancora al delirio nazionalista e suprematista. La nostra dea madre fenicia di nome Europa, che per prima attraversò il Mediterraneo con paura, ci ricorda che siamo sempre stati capolinea di popoli migranti e ci spinge a sciogliere altre matasse e a tendere altri fili, in un gesto d'amore e disobbedienza civile.”
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