martedì 26 novembre 2019

Il libro dell'Inquietudine



Fernando Pessoa - Il libro dell'Inquietudine di Bernardo Soares /
Livro do Desassossego por Bernardo Soares (1982)




“Il libro dell'Inquietudine” è nato molti anni dopo la morte di Fernando Pessoa, che a un'opera con questo nome aveva lavorato lungamente senza portarla a termine. Il relativo materiale, un “mazzo di fogli” zeppo di brevi testi disordinati, è stato trattato arbitrariamente da altri mezzo secolo dopo, operazione che ha dato alla luce questo “libro ipotetico”. Così leggiamo Pessoa che dà voce al suo alter ego Bernardo Soares, contabile a Lisbona, autore di un diario scarsissimo di fatti e pienissimo di riflessioni, spesso acute e peraltro sempre marcatamente pessimistiche. “Il libro dell'Inquietudine” è – neanche a dirlo – inquietante: un uomo solo disperatamente elucubra. Inquietante, deprimente, stancante. (Segue giusto qualche assaggio.)
La schiavitù è la legge della vita, e non c'è altra legge. (…) Siamo tutti schiavi di circostanze esterne.
Pieno di tristezza scrivo, nella mia stanza tranquilla, solo come sono sempre stato, solo come sempre sarò. (…) La solitudine mi sconforta; la compagnia mi opprime.
Non ho mai amato nessuno. (…) Mi occupo unicamente di me stesso. (…) Amare è stancarsi di essere solo: e dunque è una vigliaccheria verso se stessi (è sovranamente importante non amare).
La vita è un gomitolo che qualcuno ha aggrovigliato. (…) Sento la vita come apocalisse e cataclisma.
Tutto mi interessa e nulla mi prende. (…) Non ho alcun sentimento politico o sociale.
Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi: un pozzo che fissa il Cielo. (…) Ho fallito in tutto.
La morte è una liberazione perché morire è non aver bisogno degli altri.

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