Elena Varvello - La luce perfetta del giorno (2011)
Elena Varvello si era espressa bene nel racconto (“L’economia delle cose”, 2007), cioè là dove si gioca su uno spunto, una situazione. Qui, nel suo primo romanzo, i risultati sono decisamente inferiori alle aspettative. Al di là della trama, che si dipana tra una sventura e l’altra, al di là dei dialoghi, spesso decisamente deboli, e delle iperboli, fastidiose ma fuggevoli, quello che pesa maggiormente è l’ossessiva rappresentazione degli eventi in scenari, reali e metaforici, di contrasto tra luce (con le varie connotazioni di “intensa”, “calda”, “morbida”, “dorata”, “abbagliante”… “perfetta”!) e buio (con relativi “fantasmi”, naturalmente); insomma, una ridondanza davvero sfinente di "macchie", “pozze”, “lame”, “arabeschi” di luce, che spezzano tenebre minacciose, perennemente incombenti. La vita può essere vista così, come alternanza di bianco e nero - “il giorno, la notte e poi di nuovo il giorno”, e con l'alba la nuova speranza... -, ma qui siamo all’esasperazione, ad un dualismo di contrasti estremi che finisce con l’impoverire: l’eccesso di luce e il buio annientano parimenti i colori della vita.
(Agli amici... lo sconsiglio.)
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