Primavera, primavera! Come un folle mago che si estrae dal petto sete e cenci colorati la terra produceva il croco bianco e giallo, la lambrusca, la forsizia, le lame dell'iris, i fiori di melo rosa e bianchi e verdi, i narcisi, e i pesnti grappoli di lillà. Il nonno se ne stava in giardino esprimendo una sorta di eretta esultanza. Spirò un venticello che spazzò dagli aceri una cascata di morbide e spermatozoiche gemme. S'impigliarono nei suoi radi capelli grigi. Egli scosse la testa deliziato, sentendosi come gli fosse stato imposto un serto. Una specie di spasmo gioioso lo percorse, gettò in fuori una gamba accennando un passo di danza, perse l'equilibrio, e scivolò sul tallone in posizione seduta. A questo modo s'incrinò il bacino, e da quel momento s'iniziò in lui un declino fisico dal quale non si sarebbe più riavuto. Ma la primavera era gioiosa e, pur sofferente, sul suo volto aleggiava un sorriso.
E. L. Doctorow - Da: Ragtime, 1975; trad. Bruno Fonzi.
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