martedì 19 marzo 2013

Goodbye, Columbus


Philip Roth - Goodbye, Columbus
(Goodbye, Columbus and Five Short Stories, 1959)



“La prima volta che la vidi, Brenda mi chiese di tenerle gli occhiali. Poi avanzò fino all’orlo del trampolino e guardò confusamente nella piscina; fosse stata asciutta, miope com'era, non se ne sarebbe accorta. Si tuffò mirabilmente, e dopo un attimo stava già tornando indietro a nuoto verso il bordo della piscina, con la testa dai capelli corti biondo rame alta sull’acqua e tesa davanti a lei come una rosa dal lungo stelo. Scivolò fino al bordo e poi fu accanto a me. – Grazie, – disse, con gli occhi umidi, ma non per l'acqua. Allungò una mano per prendere gli occhiali, ma non li inforcò finché non mi ebbe voltato le spalle per andarsene. La guardai mentre si allontanava. A un tratto si portò le mani dietro la schiena. Prese il fondo del costume tra il pollice e l’indice e rimise a posto quel po' di carne che si era scoperta. Mi si rimescolò il sangue.”

Questo è l’incipit del primo romanzo di Philip Roth.
Neil Klugman amerà Brenda per una breve estate, un tempo sufficiente per capire che il mondo al quale si è accostato - ove domina la famiglia benestante di lei, materialista, superficiale ed ottusa - non gli è proprio confacente. Così come gli studenti se ne vanno da Columbus, Ohio, dopo l’esperienza universitaria, Neil chiude la parentesi e riprende a vivere la sua vita, nel suo mondo.
Al romanzo sono annessi cinque racconti (La conversione degli ebrei - Il difensore della fede - Epstein - Non si può giudicare un uomo dalle canzoni che canta - Eli, il fanatico), tutti pregevoli. 

(Agli amici... lo consiglio.)

NB
Philip Roth compie oggi ottant'anni: auguri, di cuore.

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