martedì 22 luglio 2014

Roderick Duddle


Michele Mari - Roderick Duddle (2014)



In questo “Roderick Duddle” Mari ha giocato, divertendosi, a fare il Dickens-Stevenson. Nella mia lettura, sono passato rapidamente da perplesso a critico, poi da stanco a totalmente concorde con il personaggio in azione a pagina 462: “Il giudice Bonham non ne poteva più di quella storia che fra adozioni, affidamenti, cavilli araldici, episodi di sangue, diffide, persone scomparse e pretese ereditarie si era avvolta su se stessa fino a formare un groviglio inestricabile”. A pagina 485, infine, ho ben accolto la parola “Fine”. Diciamo, essenzialmente, che non capito il senso di questa operazione retrò (molto retrò) dell'autore, al di là del puro esercizio letterario; e poi che ho sentito il romanzo lontano anche per una questione di età - con il bambino dentro di me che evidentemente dormiva, dormiva… Una cosa è certa: al Mari che fa (rifà) il Dickens-Stevenson preferisco decisamente il Mari che fa il Mari.

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