Daša Drndić - Trieste / Sonnenschein (2007)
Se metti insieme innumerevoli ingredienti disparati e mescoli e poi rimescoli ancora, incontenibile massaia, ne esce un enorme polpettone indigeribile.
“Nello spirito di una narrativa documentaristica, ho incorporato molte voci”, dice Daša Drndić nella postfazione: troppe voci, troppe! La protagonista del romanzo, Haya Tedeschi, un'anziana donna ebrea che ricorda la sua storia personale e l'Olocausto - e molto altro -, ha più capacità autocritica: “Ho riordinato una moltitudine di vite, una congerie di passati, e le ho disposte in una sequenza incomprensibile” (pag. 438, tempo di bilanci).
“Trieste” è “un romanzo documentario” (sottotitolo) che pecca per la quantità delle sue componenti, letteralmente stipate, straripanti, e - aggravante decisiva - per la qualità, non propriamente elevata eppure presuntuosamente esibita.
“Trieste” è “un romanzo documentario” (sottotitolo) che pecca per la quantità delle sue componenti, letteralmente stipate, straripanti, e - aggravante decisiva - per la qualità, non propriamente elevata eppure presuntuosamente esibita.
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