"Potevano continuare a chiamarsi Geoff Mott and the Mottoes..."
"Nome orribile invero fra quanti mai."
"O Ramblers..."
"La grande sciocchezza!"
"Ammetto, ma se si fermavano lì noi ci saremmo salvati."
"E tormentiamoci, su. Per un po' furono anche i Newcomers..."
"Poi i Those Without, sic!"
"Eh, sicsic! Intanto adesso non saremmo ridotti così."
"Anche Hollerin' Blues, giunsero a chiamarsi."
"E Jokers Wild no? Jokers Wild!"
"Un momento, bisogna vedere chi c'era..."
"Basta ce ne fosse uno, sai com'erano fatti, no? Scomporsi e ricomporsi, includerne altri, farsi adottare, ritrovarsi, non era solo questione di nomi, erano instabili dentro, come cercassero la giusta combinazione... Disgregarsi e riaggregarsi, ogni volta avvicinandosi di un passo alla meta..."
"E di Sigma Six, che mi dici?"
"L'impegno che ci mettevano per trovar nomi brutti..."
"Come Abdabs..."
"Subito peggiorato in Screaming Abdabs."
"O Megadeaths..."
"E ancora potevamo salvarci. Anche quando diventarono gli Spectrum Five, potevamo salvarci."
"Fino al Leonard's Lodgers, pensa, ancora in tempo, anzi no, fino a Tea Set, il nome più ridicolo che si sia mai sentito."
"Poi..."
"E torméntati, su. Non ti viene in mente che il tuo tormento è anche il mio?"
"Poi..."
"Ogni volta che arrivi a questo punto ti blocchi, eppure lo sai com'è andata, lo sai come lo so io: gli è caduto l'occhio su un mio disco..."
"Un disco che avrà visto centinaia di volte, come il mio..."
"E centinaia di volte insieme, li avrà visti, ma quella volta..."
"Fosse stato uno degli altri non sarebbe successo niente, ma era lui..."
"Sappiamo, sappiamo! Lui ha lo spettro del diamante nell'occhio, lui è quello che fa diventare vere le cose, lui, lui, non ne posso più!"
"Ma ci siamo dentro, per sempre. Da quel momento, da quello sguardo sui nostri due dischi."
"Fu come se per la prima volta ci vedesse, dislocati ma uniti..."
"Il potere di un demone, ognuna delle nostre metà se ne stava nascosta in un nome..."
"In un disco..."
"In un nome in un disco... Lui come un chirurgo separò quella mia metà, la saldò alla tua, e ci fece rinascere così."
"Di solito i chirurghi li separano, i siamesi: a noi è toccato l'unico che li crea..."
"Mi piaceva il mio nome, Pink Anderson."
"E a me il mio, Floyd Council."
"Mi chiedo se sarebbe successo anche con le altre metà..."
"Chi può dirlo? Gli Anderson Council, non suona poi tanto male... certo è assai bolso..."
"Bisogna ammettere però che Pink Floyd è bellissimo."
"Sì, sulla nostra pelle!"
"E pensare che ancora potevamo salvarci, ancora potevamo!"
"Perché gli altri si impuntarono su Pink Floyd Blues Band? Ti sembra che sarebbe cambiato qualcosa?"
"Vorrei vedere! Non hai ancora capito che è la bellezza quella che ci ha fregato? Quando è essenziale, la bellezza passa nell'essenza. Blues Band, e ancora noi camminavamo separati nel mondo."
"Sì, ma alla fine il genio si impose, e noi siamo diventati così."
"Con la durezza del diamante, si impose."
Pronunciate queste parole, il mostro rosa si torse verso il mostro fluido azzannandogli il collo. Il mostro fluido, com'era solito fare in queste occasioni, affondò tutte le unghie nella schiena del congiunto, lacerandogli le carni in profondità. E un sangue chiaro scorreva copioso lungo il loro unico corpo fremente, un sangue rosa che sceso a terra fluiva, e fluiva.
Da: Michele Mari - Rosso Floyd (2010)