Lázló Krasznahorkai - Satantango / Sátántangó (1985)
In un posto sperduto – “a casa del diavolo” –, la dove un'azienda agricola è da tempo inattiva, una piccola comunità vivacchia, senza speranza. A sorpresa ricompare Irimiás, uno di loro che si era allontanato e ormai tutti credevano morto; le sue parole forti scuotono i più: “Questa inerzia è un'inerzia colpevole, questa debolezza è una debolezza colpevole, questa vigliaccheria, signore e signori, è una vigliaccheria colpevole! Perché – e prendete ben nota delle mie parole! - possiamo commettere qualcosa di irreparabile non solo nei confronti degli altri, ma anche nei confronti di noi stessi!... Ed è ancora più grave, amici miei, anzi, se ci pensate bene ogni colpa è un'infamia commessa verso noi stessi!...” Parecchi si convincono, e partono con lui, Irimiás – forse realista, forse sognatore –, verso un nuovo futuro.
Il romanzo inizialmente avvince, poi presenta un lungo tratto stagnante – correlato con la situazione descritta, ma assai pesante da superare –, indi si movimenta un po' nel finale... Nel mio giudizio complessivo, non positivo quanto quello di autorevoli critici, ha inciso alquanto la fatica provata in corso di lettura.
Il romanzo inizialmente avvince, poi presenta un lungo tratto stagnante – correlato con la situazione descritta, ma assai pesante da superare –, indi si movimenta un po' nel finale... Nel mio giudizio complessivo, non positivo quanto quello di autorevoli critici, ha inciso alquanto la fatica provata in corso di lettura.