martedì 21 maggio 2013

Sindbad torna a casa


Sándor Márai - Sindbad torna a casa / Szindbád hazamegy (1940)



Márai, in prefazione: “Il romanziere che, travestito, si inserisce nel suo romanzo come eroe non è una rarità in letteratura (“Madame Bovary c’est moi”). Più raro è il romanziere che, travestito, diventa l’eroe del romanzo di un suo contemporaneo.”
In effetti, nel 1940 Márai sceglie la forma romanzo per ricordare e raccontare, nel protagonista Sindbad, l’amico scrittore ungherese Gyula Krúdy, morto qualche anno prima, nel 1933; un romanzo dalla trama minimale, che narra una sola ma tipica giornata di Sindbad-Krúdy: giusto un espediente per parlare a fondo dell’uomo - e con lui dell’Ungheria dei primi decenni del novecento -, del suo vivere appartato e un po’ indolente, del suo scrivere saltuario per lo stimolo di una voce… “come quando in una stanza vuota comincia a suonare una viola che qualcuno ha dimenticato in un angolo”, del suo “centinaio di libri” - alla fine - scritti così, “en passant”, tra una mangiata e un bagno con massaggio, tra una capatina a Pest e un ritorno a casa…
Márai narra, come sempre, con la sua prosa ricercata e poetica; un po’ di pesantezza viene inevitabilmente dalla carenza di intreccio, e un altro po’ dalla connotazione fortemente nazionale: ma i pregi di forma e contenuto superano senz’altro ogni ostacolo.

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