"Ricapitolando," disse Nerone "pane e giochi di gladiatori, più lotterie, incoraggiare la pornografia, incrementare le persecuzioni e le confische dei beni, rendere la tassazione insopportabile". "Questi vecchi procedimenti" osservò Stalin "sentono di letteratura. La paura li rimpiazza tutti. Stabiliamo che il tiranno più amato è quello che premia e punisce senza ragione". "Quanta delicatezza," intervenne Attila "il tiranno non deve premiare, ma soltanto esercitare la violenza". "È vero," disse Torquemada "gli uomini sono così stupidi che finiscono per considerare un diritto la violenza continuamente ripetuta contro di essi". "Io propongo" disse Caligola "di mettere una generazione contro l'altra. Proprio lei, Nerone, indicò nel matricidio una soluzione giovane". Nerone annuì: "Se è per questo" disse "anche il fratricidio e l'uxoricidio". Intervenne Erode: "Non sottovalutiamo allora la strage degli innocenti". Tutti risero. "La soluzione economica è tagliare teste," riprese Robespierre "per ogni testa che si taglia altre diecimila smettono di pensare". "L'esperienza mi ha insegnato" disse Hitler "che non bisogna dare spiegazioni. Il massacro non va spiegato, ma va sentito. E ricordarsi che il nostro obiettivo è complesso: l'avvilimento, la spersonalizzazione, la degradazione, l'imbestiamento dell'uomo. Ridotto verme lo si schiaccia: non prima". "Quanta filosofia" sbuffò Nerone. "Lei" disse Hitler "è un poeta mancato". "E lei un acquarellista!" ribattè Nerone. Ci furono zittii. Passarono a parlare dei loro disturbi digestivi. "È vero" chiese Stalin "che lei, Robespierre, soffriva di stitichezza?". "Non me ne parli," rispose Robespierre "è storicamente provato". "È incredibile," disse Caino "anch'io". Tutti ridevano e annuivano, ma poiché stava arrivando il sorvegliante si rituffarono di colpo nella pece.
Ennio Flaiano
Da: Le ombre bianche (1972)