Malcolm Lowry - Sotto il vulcano / Under the Volcano (1947)
Nel romanzo di Lowry, potente e fascinoso, ambientato in Messico alla fine degli anni ’30, i vulcani in realtà sono due, il Popocatépetl e l’Ixtacihuatl: nella mitologia atzeca erano in origine due amanti, promessi sposi, separati dalla sorte e morti perciò di dolore, trasformati quindi dagli dei in vulcani, perennemente inconsolabili, eruttanti rabbia…
Anche l’amore del Console Geoffrey Firmin per Yvonne è durato poco: lui l’ha perso malamente, non ha saputo trattenerlo e poi recuperarlo, sicché s’è dato all’alcol, tequila e mescal, scendendo in basso ogni giorno di più… “la vita - ormai - sempre dietro l’angolo, sotto specie di un altro bicchiere all’osteria vicina”.
Nel declino, c’è un momento in cui il Console guarda un vecchio cartellone proibizionista, intitolato “Los Borrachones”: “In un baillamme di entità demoniache aureolate di fiamme, di meduse, e vomitando mostruosità innominabili, i beoni precipitavano all’inferno, a capofitto, egoisti e rubicondi, alcuni tuffandosi in profondità, altri con bruschi balzi all’indietro, urlando disperatamente, tutti in una pioggia di bottiglie precipiti e di emblemi di speranze distrutte; in alto, molto in alto, a volo, pallidi e dimentichi di sé, nella luce verso il paradiso, librandosi sublimemente a coppie, il maschio a protezione della femmina, entrambi custoditi da ali di angeli protettori, salivano gli astinenti. Ma, osservò il Console, non tutti salivano a coppie. Alcune donne sole, molto in alto, avevano per unica protezione gli angeli.”
Ecco, Yvonne sta in alto, ormai, lontana, mentre il Console è prossimo a toccare il fondo, annientato da tremende bevute… e assenza d’amore. Già, perché in Messico dicono “no se puede vivir sin amar”: ma è una considerazione che vale ovunque, e sempre.
(Dieci anni più tardi, ancora giovane, finirà male anche Lowry: dopo travagli sentimentali e abuso di alcolici…)