mercoledì 30 aprile 2014

Il sorriso di don Giovanni


Ermanno Rea - Il sorriso di don Giovanni (2014)


Un romanzo che insiste sull'importanza della buona letteratura, sul suo ruolo addirittura salvifico - con i lettori, arricchiti, che migliorano il mondo - sarebbe chiaramente da elogiare... se solo fosse un esempio, esso stesso, di buona letteratura. Non è così. Una storia debole lega una serie di citazioni letterarie e di messaggi appassionati a favore della lettura: tutto qui. (Da elogiare, rimane l'intento.)

lunedì 28 aprile 2014

Famiglia allargata


I quattro Followill, molto uniti - e sempre bravi -,
sul "set" di "Temple" sono attorniati dai loro bambini...



Kings of Leon - "Temple" (da "Mechanical Bull", 2013)

giovedì 24 aprile 2014

Orecchiabile e carina


Non ha ancora prodotto un vero album
(al suo attivo soltanto un paio di EP)
 ma si è già fatto notare parecchio...
specie con questa "Budapest",
così orecchiabile e carina:
 lui, ventenne inglese,
è George Ezra.



George Ezra - "Budapest" (2013, video 2014)

mercoledì 23 aprile 2014

Il segreto di Joe Gould


Joseph Mitchell - Il segreto di Joe Gould / Joe Gould's Secret (1965)



Questo Joe Gould, personaggio reale, era un eccentrico clochard-letterato. Joseph Mitchell, che lavorava per il giornale “New Yorker”, scrisse su di lui nel 1942 un primo breve “profilo”; successivamente acquisì ulteriori elementi interessanti, tra i quali un “segreto” dell’uomo che ritenne di mantenere tale per non screditarne l’immagine. Solo nel 1964, sette anni dopo la morte di Gould, scrisse e pubblicò ancora su “New Yorker” un secondo “profilo”, molto più corposo ed esauriente. Il libro comprende i due scritti, ed è un esempio di narrazione biografica di qualità, con persone e fatti reali che al lettore ignaro potrebbero sembrare frutto d’immaginazione - un po' come quelle fotografie artistiche che vengono scambiate a volte per dipinti.

martedì 22 aprile 2014

Evoluzione di TBSOD

Sonorità diverse e sorprendenti nel nuovo brano - del nuovo album, dal titolo misterioso - dei Bastard Sons of Dioniso: certi strumenti che non t'aspetti (tastiere? archi?) al primo ascolto sembrano forse banalizzare il sound solido della band, ma risultano poi capaci di realizzare un'interessante variazione sul tema di fondo - rock deciso, voci delicate ben assemblate -, a mo' di orpello arricchente. (E comunqe il pezzo tiene bene anche senza: ne ho sentito un live acustico pregevole.) "Trincea": un punto nell'evoluzione di TBSOD.



The Bastard Sons of Dioniso - "Trincea" (2014)

venerdì 18 aprile 2014

Canzone dimenticata

Voci nella memoria a cui non sai dar nome, intrise di un anelito irrisolto: una canzone alla radio a cui una volta per un attimo hai prestato orecchio, per poi trovarla stucchevole, imbarazzante, troppo leccata. Forse quella canzone sapeva qualcosa che tu ancora ignoravi, qualcosa che non eri necessariamente pronto a imparare dalla radio. Perciò, almeno per te, la canzone va perduta. Casualmente resta inascoltata per quindici anni, finché un bel giorno il tuo cuore infranto non trova inaspettatamente il suo meritato appuntamento, Succede quando la canzone ti prende di sorpresa, uscendo da un'autoradio, e riallaccia i fili strappati dei tuoi anni. Incantato, ti concedi di ascoltare. Il disc jockey, però, trascura la scaletta, non dice mai il nome del cantante. O magari ti capita al cinema, su un montaggio di immagini che ricorre alla vecchia canzone. Alla fine passi in rassegna i titoli di coda, ma i nomi di una decina di detentori di diritti sfilano troppo veloci. Illeggibili.
E così quella canzone te la dimentichi di nuovo. O ti ricordi soltanto un motivo, una stupida frase centrale che inacidisce nella memoria. Come aveva potuto sembrarti dolce-amara quanto la tua giovinezza perduta? Certo, quel che mancava nel tuo ricordo era il cuscino di armonia vocale che la voce solista introduceva e sottraeva e la cascata degli archi, il vibrante borbottio del basso, il groove, tutto così datato, così perfetto. Quel che manca, poi, è anche la storia, il contesto, lo spazio in cui la canzone viveva. Per non dire dell'impossibilità di procurartela, di spendere, diciamo, 34,99 dollari per un doppio cd. Va bene. Non muore nessuno se non segui la traccia. In un mondo di incertezza si può essere ragionevolmente certi del fatto che questa canzone dimenticata ha persino meno bisogno di te di quanto tu non ne hai di lei.

Jonathan Lethem

Da: La fortezza della solitudine (2003)

giovedì 17 aprile 2014

Delicata title track

Classe 1991, la musicista-cantante-compositrice texana Sarah Jarosz ha già realizzato tre album in studio. Dall'ultimo, "Build Me Up From Bones", ecco la delicata title track.
 
 




Sarah Jarosz - "Build Me Up From Bones" (dall'album omonimo, 2013 - video 2014)

mercoledì 16 aprile 2014

Tretrecinque


Ivano Fossati . "Tretrecinque" (2014)


“È meglio rimanere tenacemente attaccati ai propri sogni, ammesso che se ne abbiano, e cercare in ogni modo di realizzarli, come se si trattasse di un’ossessione, o lasciarsi portare dalla vita come da un fiume e reinventare se stessi tutte le volte che l’acqua ci deposita su una spiaggia sconosciuta? Per qualche ragione mi è sempre sembrata più interessante la seconda ipotesi. Ma coerentemente non l’avevo scelta, ci ero scivolato dentro.”
Vittorio Vicenti racconta la sua vita di chitarrista girovago, tutta libertà e sregolatezza, lui trasportato per il mondo dal fiume della musica e depositato qua o là, su spiagge sconosciute e precarie, con una sola compagna stabile, la chitarra prediletta Gibson ES 335.
Riporta fatti concreti, Vittorio Vicenti, dettagliati, e dà ben poco spazio alle riflessioni: è un passivo, come detto, un “superficiale” - per sua stessa ammissione -, quel che viene lo prende - e poi lo racconta - senza troppo ragionarci su. Così, però, anche tutto il suo mondo, potenzialmente attraente per il lettore, risulta superficiale: e così pure la sua storia, ridotta quasi a cronaca, a diario...
La partenza dell’Ivano Fossati scrittore, segnata da quest’aria - voluta o meno che sia - di superficialità diffusa, è un po’ così, interlocutoria: senza troppa infamia, senza troppa lode.

lunedì 14 aprile 2014

Reggae raffinato

Non amo particolarmente il reggae... ma c'è questa band altoatesina (cioè della zona che sta appena a nord della mia) meritevole d'attenzione: si tratta di Sisyphos, una formazione attiva dal 2003 che ha da poco realizzato un album intitolato "Travel Wide". Da questo, ecco l'omonimo brano - con il suo bel video che ha pure il merito di esaltare il nostro splendido territorio dolomitico: un buon esempio, direi, di reggae raffinato.
  
 

Sisyphos - "Travel Wide" (dall'album omonimo, 2014)

venerdì 11 aprile 2014

Davanti alla bellezza

Ci avviciniamo a un quadro, un paesaggio, un volto, e l'anima nostra, immergendosi in quella silenziosa bellezza, si placa e dimentica ciò che prima l'aveva ferita, ed è come chiuder dietro di noi la porta d'un romitaggio, come lasciare un pianeta per un altro.

Stefano Benni

Da: L'ultima lacrima (1994)

giovedì 10 aprile 2014

Niccolò e Bianca


Due
da sentire
e poi seguire:
Niccolò e Bianca

 

Niccolò Agliardi & The Hills con Bianca Atzei - "Fino in fondo" (2013)

mercoledì 9 aprile 2014

Un giorno questo dolore ti sarà utile


Peter Cameron - Un giorno questo dolore ti sarà utile
/ Someday This Pain Will Be Useful to You, 2007



Già adolescente problematico, James Sveck dovrebbe ora entrare nel mondo degli adulti… ma ha il freno a mano tirato. Tra le sue maggiori difficoltà c’è quella di instaurare nuovi rapporti.
“Lo strano è che io sono un asociale, ma quando entro in contatto con uno sconosciuto - anche se si tratta solo di un sorriso o di un cenno con la mano, che non credo sia considerato un vero contatto ma per me lo è - mi sembra che dopo non possiamo andarcene ognuno per la sua strada come se niente fosse.”
Il giovane ha dei problemi, dunque, ma anche un cuore. Troverà un equilibrio, forse, e la sua strada. Diventerà uomo: e il dolore provato negli anni bui, forse, un giorno gli sarà utile.
Cameron ha una bella scrittura: il romanzo scorre bene, ma il finale è un po' brusco, e lascia quei forse come residui, sospesi...

martedì 8 aprile 2014

Occhio all'attribuzione!


Tra le opere di Vermeer attualmente in mostra a Bologna questa non c'è...
  

... perché è di David Barton, in arte Limpfish.

lunedì 7 aprile 2014

La variante psychobilly


Il genere rockabilly
ha una variante detta psychobilly,
e questo brano di RHH ne è un chiaro esempio.
  
  

Reverend Horton Heat - "Scenery Going By" (da "REV", 2014)

giovedì 3 aprile 2014

Altrettanto gradevole

Di Jonathan Wilson, dal suo secondo e ultimo album "Fanfare", proposi qualche mese fa "Dear Friend", un brano carico di atmosfere soffuse, da godere piano... (http://frabe23.blogspot.it/2013/11/viaggio-sulle-note.html). Replico ora con "Love to Love", una canzone dello stesso album dedicata dal cantautore a Los Angeles e dintorni: brano ritmato di assai più facile presa, questo... eppure, a suo modo, altrettanto gradevole.
 
 

Jonathan Wilson - "Love to Love" (da "Fanfare", 2013)

mercoledì 2 aprile 2014

Sotto il vulcano


Malcolm Lowry - Sotto il vulcano / Under the Volcano (1947)



Nel romanzo di Lowry, potente e fascinoso, ambientato in Messico alla fine degli anni ’30, i vulcani in realtà sono due, il Popocatépetl e l’Ixtacihuatl: nella mitologia atzeca erano in origine due amanti, promessi sposi, separati dalla sorte e morti perciò di dolore, trasformati quindi dagli dei in vulcani, perennemente inconsolabili, eruttanti rabbia…
Anche l’amore del Console Geoffrey Firmin per Yvonne è durato poco: lui l’ha perso malamente, non ha saputo trattenerlo e poi recuperarlo, sicché s’è dato all’alcol, tequila e mescal, scendendo in basso ogni giorno di più… “la vita - ormai - sempre dietro l’angolo, sotto specie di un altro bicchiere all’osteria vicina”.
Nel declino, c’è un momento in cui il Console guarda un vecchio cartellone proibizionista, intitolato “Los Borrachones”: “In un baillamme di entità demoniache aureolate di fiamme, di meduse, e vomitando mostruosità innominabili, i beoni precipitavano all’inferno, a capofitto, egoisti e rubicondi, alcuni tuffandosi in profondità, altri con bruschi balzi all’indietro, urlando disperatamente, tutti in una pioggia di bottiglie precipiti e di emblemi di speranze distrutte; in alto, molto in alto, a volo, pallidi e dimentichi di sé, nella luce verso il paradiso, librandosi sublimemente a coppie, il maschio a protezione della femmina, entrambi custoditi da ali di angeli protettori, salivano gli astinenti. Ma, osservò il Console, non tutti salivano a coppie. Alcune donne sole, molto in alto, avevano per unica protezione gli angeli.
Ecco, Yvonne sta in alto, ormai, lontana, mentre il Console è prossimo a toccare il fondo, annientato da tremende bevute… e assenza d’amore. Già, perché in Messico dicono “no se puede vivir sin amar”: ma è una considerazione che vale ovunque, e sempre.
(Dieci anni più tardi, ancora giovane, finirà male anche Lowry: dopo travagli sentimentali e abuso di alcolici…)