Jeffrey Eugenides - The Marriage Plot / La trama del matrimonio (2011)
Dopo due buone prove, “Le vergini suicide” e “Middlesex”, nelle quali aveva mostrato grandi capacità - con senso della misura -, Eugenides delude: per la voglia di strafare, soprattutto.
“La trama del matrimonio: Jane Austen, George Eliot e Henry James” è il titolo di un seminario universitario frequentato dalla protagonista del romanzo, Madeleine. Eugenides commenta: “Ai tempi in cui il successo nella vita dipendeva dal matrimonio, e il matrimonio dipendeva dal denaro, i romanzieri avevano a disposizione un buon tema.”
Un tema antico che Eugenides ha deciso di rispolverare con una storiona che si rifà a quelle dei romanzi ottocenteschi, collocata però negli anni ’80: un triangolo amoroso tra la Madeleine di cui sopra e due uomini ben diversi tra loro, e però problematici entrambi, Leonard e Mitchell. L’intreccio essenziale della storiona, al netto di una sequela di dettagli insignificanti, è esplicitato in un paio di domande che Mitchell pone a Madeleine, alla fine dei suoi studi: “Fra i libri che hai letto per la tua tesi, e per il tuo saggio - la Austen e James e gli altri -, c’è per caso un romanzo in cui l’eroina sposa la persona sbagliata, comprende il suo errore, e poi si presenta l’altro pretendente, uno innamorato di lei da sempre, e si mettono insieme, ma alla fine il secondo pretendente capisce che l’ultima cosa di cui la donna ha bisogno è di risposarsi perché ha cose più importanti da fare nella vita? E così, pur amandola ancora, non le fa nessuna proposta di matrimonio? Esiste un libro che finisce così?”
“No”, risponde Madeleine. “Che io sappia non esiste.”
“Pensi che potrebbe andar bene? Che potrebbe essere un buon finale?”
“Sì”, dice Madeleine (purtroppo).
Ecco, Eugenides ha ritenuto di colmare con “La trama del matrimonio” questo vuoto letterario ottocentesco: nel duemilaundici, con la storiona. Che va ben oltre quanto già raccontato, perché è farcita assai, incorporando - al fine di... modernizzare - trattatelli di letteratura, psichiatria, biologia genetica, mistica religiosa, ecc.
Insomma, Eugenides si è ispirato a certi grandi del passato, mirando a rinnovarli, ma avrebbe fatto bene a tener presente anche l’ammonimento di altri, come Čechov e Mann: “abbreviare!”, “sfrondare!”; contenersi, aggiungo: non strafare!
(Agli amici... lo sconsiglio.)