John Williams - Stoner (1965)
Nel romanzo viene raccontata benissimo la vita tristissima - “oscura, faticosa e stoica”, come peraltro quella dei suoi avi - di William Stoner, un uomo che concentra le energie nello studio e nella professione di docente universitario di Letteratura, praticata con alto senso del dovere, ma che in ogni altro campo sopravvive passivamente, votato solo a resistere (nella postfazione, Peter Cameron sottolinea l’assonanza tra Stoner e stone, pietra, paradigma di durezza e passività): un comportamento che appiattisce la sua esistenza e contribuisce a danneggiare irreparabilmente altri - la figlia, in particolare.
Ora: fossi un critico letterario giudicherei forse eccellente il romanzo, esaltando la qualità della scrittura e ponendo in risalto la grande capacità dell’autore nella caratterizzazione dei personaggi, con le loro negatività ben palesate e dunque rese chiaramente riprovevoli; ma da lettore ho sofferto troppo questo Stoner, il suo modo di vivere (o non vivere)... Sta di fatto che ho chiuso il libro con sollievo. Un buon romanzo, oggettivamente: che non regalerei a un amico.
Ora: fossi un critico letterario giudicherei forse eccellente il romanzo, esaltando la qualità della scrittura e ponendo in risalto la grande capacità dell’autore nella caratterizzazione dei personaggi, con le loro negatività ben palesate e dunque rese chiaramente riprovevoli; ma da lettore ho sofferto troppo questo Stoner, il suo modo di vivere (o non vivere)... Sta di fatto che ho chiuso il libro con sollievo. Un buon romanzo, oggettivamente: che non regalerei a un amico.
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