giovedì 12 luglio 2018

La chiave a stella


Primo Levi- La chiave a stella (1979)



Un montatore di gru e un chimico delle vernici si raccontano esperienze di lavoro, e di vita. Poiché il chimico delle vernici è anche uno scrittore di valore, tutto finisce in questo ottimo libro. Nel confronto tra mestieri, il chimico-scrittore Primo Levi - che si autodefiniva “centauro” per la sua doppia attività - considera che lo scrittore chiaramente difetta, a differenza del montatore di gru e del chimico delle vernici, di strumenti di valutazione oggettiva del suo lavoro, in corso d'opera come al termine: “Può capitare che uno scriva con entusiasmo una pagina, o anche un libro intero, e poi si accorga che non va bene, che è pasticciato, sciocco, già scritto, mancante, eccessivo, inutile.” (...) “Ma può anche capitare che uno scriva delle cose, appunto, pasticciate e inutili (e questo accade sovente) e non se ne accorga o non se ne voglia accorgere, il che è ben possibile, perché la carta è un materiale troppo tollerante. Le puoi scrivere sopra qualunque enormità, e non protesta mai: non fa come il legname delle armature nelle gallerie di miniera, che scricchiola quando è sovraccarico e sta per venire un crollo. Nel mestiere di scrivere la strumentazione e i segnali d'allarme sono rudimentali: non c'è neppure un equivalente affidabile della squadra e del filo a piombo. Ma se una pagina non va se ne accorge chi legge, quando ormai è troppo tardi, e allora si mette male: anche perché quella pagina è tua e solo tua, non hai scuse né pretesti, ne rispondi appieno.”

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