giovedì 21 luglio 2011

Finché c'è vita, c'è calore (da offrire)

E il sole scomparve.
Era finito a Buenos Aires un altro giorno: qualcosa di irrecuperabile per sempre, qualcosa che inesorabilmente lo avvicinava di un altro passo alla propria morte. Tutto corre così veloce. Una volta il tempo era più lento e tutto sembrava possibile. Ma adesso gli anni correvano velocemente verso il tramonto, e sempre più spesso si sentiva dire «vent'anni fa, quando l'ho visto l'ultima volta» o altre analoghe frasi banali ma tragiche. E pensava, come davanti a un abisso, quanto poco restava di questo cammino verso il nulla.
Quando arrivava a questo punto e sembrava che ormai niente avesse senso, incappava magari in un cagnetto di strada affamato e desideroso di affetto, con il suo piccolo destino (piccolo come il suo corpo e il suo cuore che resisterà coraggiosamente fino alla fine, difendendo quella vita minuta e umile come una minuscola fortezza), e allora, prendendolo fra le braccia e portandolo in una cuccia improvvisata dove almeno non soffrisse il freddo, dandogli da mangiare, diventando l'unico senso dell'esistenza di quella povera bestiola, qualcosa di più enigmatico ma più potente della filosofia sembrava ridare senso alla vita. Quando due esseri indifesi vanno a letto insieme per offrirsi reciprocamente un po' di calore.

Da: Ernesto Sábato - Sopra eroi e tombe (1961)
(Trad. Jaime Riera Rehren)

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